
Quando ero piccolo ero ciuotto, ma chiatto chiatto comanacchi’, e questa (per mio merito solo temporanea) condizione, in un’eta’ che dovrebbe essere caratterizzata dalla spensieratezza e dalla leggerezza d’animo, mi e’ costata non poca sofferenza...e la cosa grave e triste e’ che a me non me ne fregava assolutamente nulla, anzi...almeno fino a quel fatidico giorno, quando, durante uno dei tradizionali convivi familiari che una Domenica si e l’altra pure prendevano luogo in casa Nonno Cirocco (con tanto di cicatielli fatti a mano uno a uno, roast-beef con piselli e funghi trifolati, pollo ‘mbuttunato che la roba gialla non mi piace, pavesini intrisi nel vino annacquato, zie che cercano di smerciare il cibo sempre troppo abbondante anche e soprattutto contro la tua volonta’ che una volta o due ti opponi, poi non e’ che ti puoi appiccicare, burso’ di edera, scarpe vecchie e nuove al contempo, canestri di fichi scagliati con violenza nella vigna, munnezzari pronti ad accogliere gli scarti e i rimasugli di una settimana per trasformarli in fertile humus, altalena che “facciamo a turno e non facciamo ammuina senno’ sient a nonno Cirocco”, rottamaglia da curiosare di nascosto, casa di Pulletta alle spalle che non si e’ mai capito se lo potevamo vedere o no, portone principale perennemente chiuso che tanto entriamo dalla cucina, vivi’ con le rotelle sbilenche, cugine scutuliate senza motivo evidente, zii che partono che si e’ fatto tardi...), accadde che i miei due cugini piu’ famigerati, l’uno caratterizzato da un senso dell’umorismo arrogantello e ignorante quanto basta, l’altro decisamente piu’ bonario e sottile ma surclassato dalla chiassosa grossolanita’ del primo, ebbero a a paragonare le mie fattezze a quelle di un rospo...similitudine peraltro poco azzeccata, perche’ per quanto io fossi abbondante nelle forme, restavo comunque un paffuto pargolo piacevole alla vista...non certo un rospo, che e’ si corpulento, ma la cui caratteristica principale e’ quella di essere duro di pelle (come potevo esserlo io? Ero grasso si, ma di un tessuto adiposo giovane e non certo cellulitico) e disgustoso alla vista. Nell’idioma dialettale sannita, si suole chiamare il rospo con l’appellativo di “Uotto”, e da qual giorno in poi quello fu il mio soprannome. Lentamente poi la parola si trasformo’, fino ad assumere una strana sonorita’ ingleseggiante...”Uozz”...non sono sicuro dello spelling...wozz? whozz? what’s?...non lo seppi mai e non credo lo sapessero i perfidi creatori dello stesso...ma suonava “uozz”. I maligni cugini ne abusarono talmente che coinvolsero anche il mio povero quasi canuto-ricciolo-fratello Fluffy Brother, che benche’ incolpevole di obesita’, era caratterizzato da un tronco esile impiantato su due cosce ben piazzate; questo gli basto’ a meritarsi l’appellativo di “Uizz”, la versione piu’ magra di Uozz...la contrapposizione simbolica della “O”, rotonda e corpulenta alla “I” esile impiantata tra la U e le due Zeta.
Per fortuna tutto questo resto’ confinato nell’ambito familiare e non dilago’ mai fra amici e conoscenti, che continuavano a vedermi come quel simpatico rampollo in sovrappeso quale io ero...pero’ immaginate il tormento di vivere nella paura che, un giorno o l’altro, uno dei cugini avrebbe potuto usarmi quell’appellativo in presenza di persone esterne, causandone il dilagare nella stretta ma piacevole trama sociale in cui mi trovavo a vivere a quel tempo...una spada di Damocle, praticamente. Gli aguzzini, non contenti, durante uno dei soliti convivii domenicali, presero a descrivermi come soprannomi guadagnati durante l’infanzia o l’adolescenza possono restarti attaccati addosso come alle cianguette per tutta la vita, tanto da trasformarsi da soprannome a seconda identita’...la tortura allora divento’ piu’ atroce, perche’ nonostante provassi a non dare peso alle loro parole, la realta’ paesana mi forniva prove della veridicita’ delle loro affermazioni:
Nicola “U Turbo”, poi semplificatasi nella piu’ snella dicitura “Nicola Turbo”: la sua proverbiale velocita’ nello scatto di corsa era famosa in tutto il campionato di prima categoria. Nulla di cui vergognarsi, anzi.
Vito e Dino “Bidone”: non siamo sicuri dell’origine, sappiamo solo che tale soprannome caratterizzava la loro famiglia da almeno cinque generazioni. Voci ufficiose collegavano tale dicitura alla loro proverbiale capacita’nell’escogitare fregature ai danni del prossimo. Tale attitudine, comunque, in taluni ambienti puo’ addirittura rappresentare un pregio.
Gino “a Zuzzosa”: il nome dice tutto da solo, anche se devo dire che, di questa ignominia non ho mai trovato, personalmente, riscontro reale. Successivamente, infatti, ci fu un tentativo di cambiare il soprannome e di sostituirlo con Gino “Bertone”, a causa di una Uno “Bertone” Bianca che il malcapitato guidava con particolare orgoglio e veemenza. Il tentativo tuttavia risulto’ fallace.
Antonio “u’ picc”: non ci sono state tramandate notizie sull’origine di tale appellativo, ne’ purtoppo sul suo significato.
Antonio “Uh”: appellativo tanto ermetico quanto misterioso nell’origine e nel significato.
Michele “U Licantropo”: caratteristica figura nata e cresciuta nella parte vecchia del paese, si distingue per la bassa statura, la totale assenza del collo e una particolare attitudine ad ululare durante le notti di luna piena.
Biagio (riportato talora come Biasio) “Tinessa e/o Marozzi”: personaggio di ignota ed inipotizzabile eta’, si caratterizza per la particolare angolatura perennemente presente tra la sua testa e il collo, tipo cane quando si incuriosice per qualcosa. Si guadagno’ tale appellativo per la sua abitudine di praticare a piedi la tratta Sopraponte-Luiggiubbar (vedi sotto) almeno quattro volte al giorno. Da precisare che la distanza, anche praticando la scorciatoia da dietro alla Fontanella, era considerevole. Nella maggior parte dei casi lo faceva fumando.
“Luiggi-U-Barr”: uomo il cui esercizio commerciale (Bar Zotti) fu lentamente inglobato a divenire parte integrante prima del suo nome, poi della sua identita’: alcuni antropologi ipotizzarono a suo tempo la imminente fusione dell’uomo con l’oggetto, tanto da generare un essere antropomorfo meta’ uomo-meta’ bar.
Giovanni “a Scrofa”: non bastava, secondo i perfidi creatori del soprannome, infangare il malcapitato con un semplice appellativo suino: bisognava dargli il colpo di grazia con l’ignominia dell’omosessualita’.
Ciccio “U Mellunar”, riportato da alcuni anche come Ciccio “U Matalunese”: personaggio dalla stazza considerevole e dal perenne fiato da Nazionali senza Filtro, vendeva meloni ad acqua che trasportava da Maddaloni al paese con la sua Ape Piaggio Verde. Un aneddoto racconta che un tale intellettuale del paese una volta si rivolse a lui chiedendogli di porgli un’anguria e il suddetto, prima spaesato, rispose poi con un sonoro e seccato “Prufesso’ ‘i venn’ e mellun’!!!”
Mauro “Gni’-Gnu’-A’’”: si guadagno’ l’appellativo salendo su un albero e mimando il verso di un immaginario animale che appunto suonava come gni’-gnu’-a’.
Enzo “Cap d’Auciell”: uomo dalla struttura cefalica minuta e dal naso modellato a mo’ di rostro d’aquila.
Salvatore “’U Ui’-si’sent”: uno dei personaggi piu’ interessanti. Quest’uomo, per dare enfasi alle sue dissertazioni, usava unire le sue frasi mediante tale intercalare, onde incitare l’ascoltatore a prestare maggiore attenzione alle sue argomentazioni. Inutile dire che i suoi figli, pur non avvezzi a tale pratica, si ritrovano tuttora quell’appellativo addosso.
Nino “Tata’ ’”: di origine e significato sconosciuti. Nessuna ipotesi al riguardo.
Enzo “u Raggiunier”: questo personaggio, che in realta’ frequentava L’Istituto Tecnico per Geometri, si guadagno’ tale appellativo per la sua impressionante somiglianza con il Ragionier Filini, personaggio minore della celebre saga fantozziana.
Emanuele “U prufessor”, solo perche’ portava gli occhiali fin da bambino.
Giovanni “U Libbanes”: figlio di Oreste, pizzaiolo e ristoratore particolarmente in vista nel paese. Nessuno conosce ne’ l’origine ne’ il significato di tale nomea.
Giovanni “Al Pacino”, poi contrattosi a Giovanni “Alpa”, anche riportato come “Giuann U Ruman”, per le sue origini capitaline. Il giovane usava vestire in giacca e sciarpa di seta, portare Ray-Ban scuri anche di sera, fumare sigarette con fare spocchioso atteggiandosi a Boss di Cosa Nostra, oltre a mostrare particolare insofferenza verso le regole della Cosa Pubblica. Studiosi ritengono che in realta’ il creatore del soprannome intendesse Al Capone, ma che poi si fosse confuso nel momento cruciale con Al Pacino (complice il memorabile ruolo che quest’ultimo interpeto’ nalla rappresentazione cinematografica della saga romanzata di Mario Puzo)
Antonio “U Pullidr” riportato da alcuni come Antonio “Tacco d’oro”. Soprannome di famiglia il primo, se ne ignorano l’origine e il significato. In quanto al secondo, il nostro lo deve alla sua attitudine (nel ruolo calcistico di terzino sinistro) a difendere la palla con colpi di tacco, anche in situazioni critiche che lo vedevano come ultimo uomo della difesa.
Gino “U Fiet”, di origine Benventana, dove con tale nome si usa appellare persone di malaffare.
Michele “Cenerentola”: personaggio proveniente dal paese rivale, usava terrorizzare con la sua barbarica attitudine la nostra tifoseria durante gli accesissimi derby. Alcune leggende lo vogliono usare fare ingresso nella messa domenicale ruttando vistosamente e appellando la folla di fedeli col termine “Puorci”. Tuttavia, si ignorano l’origine e il significato di tale nomignolo.
‘Ntonio “U Texan”: personaggio simile a Cenerentola, solo molto piu’ manesco e violento. Deve il nome alla sua particolare predilezione per calzature in stile Camperos.
Salvatore Fusco “U Piscitiello”: personaggio naive e dal fare bullesco, usava rivolgersi ai propri interlocutori chiamandoli Piscitielli, onde sottolinearne l’insignificanza quando confrontati alla sua persona
Senza contare che l’esempio piu’ vicino lo tovavo proprio li’, di fronte a me: il fratello maggiore del cugino bonario era soprannominato “Giovanni U Turc” per la sua attitudine al tabagismo senza freni. Ebbene, il povero cugino Massimo, sebbene avesse i polmoni lindi come un neonato, si era ritrovato addosso lo stesso nome per proprieta’ transitiva.
Insomma, avevo tutte le ragioni per immagiarmi adulto, obeso e canzonato per tutto il resto della mia vita. E allora feci piglio al carattere e mi misi in testa che era ora di smetterla, di dimagrire una volta per tutte...e cosi’ feci, in una sola estate, scrollandomi di dosso con fare baldanzoso un futuro di sberleffi. Cari cugini, vi e’ andata male, ho vinto io, dovete darmene atto: non sono biondo, non ho gli occhi celesti e nessuna pricipessa mi ha mai baciato per salvarmi...ma il rospo si e’ tramutato in Principe!!!
8 commenti:
Senti rospetto, a parte che sono al lavoro e sto ridendo come un'idiota... a bocca aperta... un po' perche' li hai fregati, i parentiserpenti, e un po' perche' diversi dei personaggi che presenti ho avuto la fortuna di vederli dal vivo... e rivederli ora, mentre li leggo, mi piego in due perche' li rivedo nelle tue descrizioni esilaranti...
GG
ma quanto ca**o ho scritto male? non sarebbe da me... va be', l'importante e' che il senso fosse chiaro... es tut mir leid...
GG
il cristo del pantaneto ti benedice e saluta.
comunque, voto michele cenerentola.
oddio... piu' penso a Uozz e Uizz, la strana coppia, piu' rido come una cretina... fermatemi... ma associare i nomacci ai volti, che ben conosco, mi piega in due dalle risate convulse, tutte le volte... da farsi male...!
Baci, lo sai che ti voglio bene!
GG
http://natopersoffrire.splinder.com/post/8166748/Essere+chiatti+oggi
Amico UOZZ, io ero chiatto come te e come te dimagrii (tanto ma non abbastanza)... come te ero appellato in malo modo... come te vivo in un paese pregno di soprannomi e di leggende inerenti ad esse... ci sono soprannomi che identificano intere generazioni (Chiddi 'ru PIRITATO, chiddi 'ri VRUCIAFIERRO, chiddi 'ru SCICCO) e nomignoli ad personam (Enzo u' CICLOPE perché con una ptosi ad un occhio, Fonzo PATANA perché ossessionato da questa...)... dunque sento questo post come una cosa molto vicina a me... domani parto per Copenhagen... quando posso ti leggerò! STATT BUON!
PIRITARO... non PIRITATO... errata corrige!
hai dimenticato NICOLA quatt'fichelle!....e CICC'Catebbio
A vibo teniamo
PINU CENTU LIRI: nu pacciu nettu di nome giuseppe, che alla fine di ogni liturgia domenicale te lo trovi davanti alla chiesa di S.Leoluca a cercare monetine ai fedeli.
Posta un commento