venerdì 6 giugno 2008

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Recentemente mi sono imbattuto in alcuni autori che fanno parte di quel filone Americano Yuppie-positivista che conobbe grossa fioritura all’ incirca nella meta’ degli anni ottanta e che ha dato vita a tutta una serie di pubblicazioni incentrate sul tentativo di sistematizzare le tecniche piu’efficaci e rodate per raggiungere il successo, sia esso economico che sociale. Uno degli assiomi comuni e fondamentali di questi scritti e’ che sei tu stesso a determinare il raggiungimento di un obiettivo o, piu’ in generale, il tuo successo, a seconda di come ti poni di fronte agli eventi stessi: lo stato d’animo, il sistema di “credenze” con cui ti convinci di cosa puoi e non puoi fare, la capacita’ di leggere l’insuccesso come qualcosa da cui impari etc etc…
Vi assicuro che vi si trovano concetti interessanti dentro: il problema e’che, a mio parere vanno letti in un ottica un po’ piu’ realistica, che contempli l’imponderabile imprevedibilità degli eventi, che pure esiste (e che questi fanno finta di non vedere…del resto se fossero stati realisti non sarebbero americani…o non lo sono proprio perche’ sono americani? Dilemma…)
E si, perche’ se tu sei un ottimista, una persona energica, positiva, che si da coraggio e da fare, non c’e dubbio che tu riesca a raggiungere dei risultati che, a parita’ di mezzi e di condizioni, non otterresti se assumessi un atteggiamento negativo, ma manco possiamo fare finta di niente e pensare che se mentre cammini ti cade una tegola in testa lo potevi evitare con la forza del tuo Karma…e allora concedetemi di adottare uno schematismo:
se il successo lo rappresentiamo come il 100% di qualcosa, diciamo che con il tuo atteggiamento nei confronti del mondo e degli eventi puoi “ottimizzare” la tua possibilita’ di raggiungimento di un obiettivo fino a un massimo del 90% (e sono ottimista). Resta un 10% di possibilita’ di insuccesso che pure devi contemplare e con cui devi imparare a fare i conti. (Se a questo punto tu che stai leggendo stai pensando la seguente cosa: “Pero’ sei un po’ troppo razionale…dovresti essere piu’ istintivo, il mondo mica funziona a percentuale”, ti pregherei di tenerti questo pensiero per te e di non esternarlo in un commento, altrimenti ti vengo a prendere dentro casa). E allora mettiamo che hai fatto tutto quello che hai letto sul “Manuale del giovane di successo”, e nonostante questo gli eventi ti hanno portato in quel 10% di cui sopra…ovviamente ci sono diversi modi di reagire. C’e chi si deprime, ma questa e’ la reazione meno interessante da osservare. La cosa interessante e’ osservare invece quel sottogruppo di individui che reagiscono, appunto, re-agendo, ossia mettendo in atto dei comportamenti e delle strategie di reazione. In questo sottogruppo, vi sono due categorie molto interessanti da un punto di vista sociologico:

  1. Il “Leader”: la forza di questo individuo risiede nel fatto che non contempla l’insuccesso come una possibilita’. Nel momento in cui tu escludi la categoria “Insuccesso, Fallimento” dalla tua organizzazione cognitiva, questo immediatamente smette di esistere. Come fa? Semplice…si sposta, guarda l’evento da una angolazione differente, quella che gli piace di piu’. Questo concetto e’ magistralmente esposto in maniera sintetica a e chiara in un celebre aneddoto che riguarda Thomas Edison. Dopo che per una miriade di volte aveva tentato di perfezionare la lampadina elettrica, qualcuno gli chiese “Hai forse intenzione di andare incontro a ulteriori fallimenti o ti fermerai qui?. La Risposta di Edison fu “Io non ho mai fallito, semplicemente ho scoperto moltissimi modi di non inventare la lampadina elettrica!”
  2. Lo “Sciacallo”: di solito presuntuoso e arrogante, inopportuno ed eccessivo, e’ di solito uno che punta i piedi: nemmeno lo sciacallo contempla la possibilita’ di insuccesso, ma proprio perche’ e’ arrogante, presuntuoso, perche “lui e’ meglio degli altri”. Di fronte a un insuccesso, lo sciacallo mette si in atto dei comportamenti a feedback, ma comincia a giocare sporco: per diminuire fino ad annullare la sua possibilita’ di insuccesso, fa in modo che quella di un altro individuo o del sistema in cui egli stesso e immerso aumenti. Il problema e’ che quando si accorge che questa strategia funziona, lo sciacallo inizia a giocare sporco sempre, anche quando non ve ne sia necessita’.

Spesso giudichiamo le persone in base al successo e ai risultati che esse ottengono, trascurando il fatto che ci sono molte vie e percorsi che possono condurre a una stessa meta, e mai come oggi e’ importante come si arriva a una cosa, piuttosto di cosa si raggiunge…viceversa, si puo’ imparare molto di piu’ su qualcuno osservandone le modalita’ di reazione all’ insuccesso, perche’ li non e’ piu’ possibile bleffare...

e niente, questo…