martedì 17 luglio 2007


Lui e’ li, una linea bianca verticale su uno sfondo nero che si mescola al buio del resto... al centro, ma non proprio…una posizione intermedia ma asimmetrica, imperfetta, tra gli altri che aspettano ansiosi l’ennesimo momento di eterna poesia che Lui sta per donarci, gratuitamente, come ama fare da sempre...
Alla sua sinistra un uomo abbraccia dolcemente una donna di spalle, dalle forme rinascimentali, generose, mediterranee...i suoi capelli sono corde tese...quattro... spesse, che le si arricciano, due sulla nuca e due piu' in alto, in altrettanti toupe’ scolpiti come una spirale...perfetti...il suo corpo di legno scuro, con due f simmetriche a sottolineare il suo essere femmina, vibra di un suono profondo, ovattato, legnoso...rotondo come immaginiamo i suoi seni, rivolti al buio delle quinte...

A sinistra una sagoma bianca, che gioca con due bastoncini, sfrangiati alle estremita', su qualcosa che non ci e’ dato vedere...ma che ci e’ concesso ascoltare...un fruscio, ritmico, delicato, con un suono metallico che ne scandisce regolarmente la quadratura...e danza, delicato, etereo...

All’ estrema destra un’ altra sagoma, piu’ scura, piegata in avanti quasi a guardarsi i piedi...tra i suoi occhi e i suoi piedi si staglia una figura squadrata, indefinita anch’essa, difficile dire cosa sia...a giudicare dalla lunga coda sembrerebbe un grosso animale...e’ bianco ma e’ anche nero...e’ piano ma e’ anche forte...direi proprio che e’ un animale se non fosse per quel suono mai sentito prima...gioca sulla dominante, la colora, la sposta, la ignora e poi la riprende... e proprio quando sembrava ormai irrimediabilmente andata, eccola che torna e cade su quel suono minore, triste e romantico, sospeso tra settima naturale e dominante...

Le luci calano, tranne che su di Lui...primo piano americano....e’ vestito di nero, tranne la cravatta...bianca, un po’ sdrucita e con un nodo vecchio di anni, almeno quanto il vestito che indossa...e’ seduto, gli occhi ridotti a due fessure per l' ispirazione del momento che gli pervade l’animo, insieme a qualcos’ altro che gli scorre nelle vene, forse...il viso rugoso sembra scolpito nella roccia, una corteccia impietosa a coprire l’insospettabile bellezza di un tempo...i capelli, umidi e pettinati sui lati, si ribellano sulla testa e cadono a coprire parzialmente i tre solchi che gli segnano la fronte, orizzontalmente...sulle gambe tiene lei, stretta con due mani...brilla, nonostante l'opacita' causata dal tempo...la stringe come se fosse l’unica cosa a lui rimasta...la bocca, rientrata all’ indietro quasi a farlo sembrare edentulo, si apre e inizia la magia...

La voce esce da ogni ruga, da ogni poro, pulita, netta ...non e’ una voce, ma un vestito di seta che ti avvolge, caldo, soffice...e’ un colore indefinito che pervade l’aria...e’ un alone che non scompare, un’ aura che resta dopo ogni nota...gli occhi restano chiusi e ascoltandolo ti convinci che lui ,Valentina, dovesse conoscerla per davvero...magari non quella della canzone, ma una sua...chi non ce’ l’ha...
Canta un solo chorus... chiude con una nota tenuta che, dopo pochi secondi e se chiudi gli occhi, non ti sembra nemmeno piu’ una voce...e’ il suo modo per comunicarci che sta passando all’altra sua voce, quella che tiene stretta sulle gambe...
La bacia, unico amore della sua vita, e diventano tuttuno...carne, ottone consumato e fiato...la bocca si gonfia anteriormente, come una vela in mare ingravidata dal vento...e in quel chorus ci sono tutte le note di una vita...le suona tutte insieme, tutte in una volta, come se fosse l’ultima...forse lo sapevi che era l’ultima, Chet....