
sabato 17 novembre 2007
lunedì 15 ottobre 2007
giovedì 13 settembre 2007
Pesce fuor d'acqua...

Sono appena sbarcato dall’aereo che mi ha traslocato da un anno di “esilio programmato” ma senz’altro piacevole trascorso negli USA al mondo reale e piccolo da cui scappai letteralmente un anno fa...un mondo fatto di piccolezze, pusillanimita’, mediocrita’ e incuria verso gli altri che solo chi ci passa un po’ del suo tempo dentro puo’ capire di cosa parlo...e proprio perche’ non tutti i lettori sarebbero in grado di capire (non certo per mancanza di intelligenza, ma per mancanza di esperienza) mi astengo dai particolari (che come diceva Wilde,sono volgari) e cerco una riflessione generale, ad ampio spettro, senza farmi coinvolgere dalla stessa piccolezza e ridicola disperazione che mio malgrado mi ritrovo tutto intorno a me..e quando trovo il tempo e la tranquillita’ per osservarmi dall’ esterno e riflettere sulle mie emozioni, mi ritrovo a essere il solito pesce fuor d’acqua, quello che non si abbassa a certi giochi “di maggioranza” anche se convenienti, quello che paga sulla sua pelle e senza sconti il fatto di credere in certe cose, quello “con la testa dura”, unica cosa tra l’altro che mi ha portato dove sono ora...insomma, “outsider”, “capro espiatorio”, o qualcosa del genere...e allora prendo in prestito una celebre frase di un famoso regista italiano per descrivere il mio stato d’animo attuale, perche’ mai come ora lo coglie alla perfezione...
“Io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che. anche in una societa’ piu’ decente di questa, mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...”
“Io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che. anche in una societa’ piu’ decente di questa, mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...”
lunedì 20 agosto 2007
martedì 31 luglio 2007
Parole, Parole...parole...(Secondo Capitolo)

Mi rifaccio al mio precedente post sull’importanza di riappropriarci delle parole…il delirio e’ sempre quello…non il mio intendiamoci, ma quello di questo continente alla deriva…dovremmo dichiarare lo stato di emergenza perche’, cari amici, e’ proprio il caso di dire “qua s sta’ caputann’ u munn’”…
HEB stavolta...compro delle banane ma, siccome erano finite le buste al banco frutta, quando mi sono recato alla cassa l’automa che fungeva da cassiera, trovatasi di fronte ad una situazione per la quale non aveva ricevuto un adeguato training e che quindi non contemplava nello spettro delle proprie competenze, trovandosi di fronte a della banane senza busta attorno (probabilmente crede che ci nascano dentro) non ha saputo identificarle...e allora, con voce metallica e squillante, mi ha chiesto...”are they REGULAR or ORGANIC, sir?”...al che sono svenuto.
HEB stavolta...compro delle banane ma, siccome erano finite le buste al banco frutta, quando mi sono recato alla cassa l’automa che fungeva da cassiera, trovatasi di fronte ad una situazione per la quale non aveva ricevuto un adeguato training e che quindi non contemplava nello spettro delle proprie competenze, trovandosi di fronte a della banane senza busta attorno (probabilmente crede che ci nascano dentro) non ha saputo identificarle...e allora, con voce metallica e squillante, mi ha chiesto...”are they REGULAR or ORGANIC, sir?”...al che sono svenuto.
martedì 24 luglio 2007
Sopra i Nomi...

Quando ero piccolo ero ciuotto, ma chiatto chiatto comanacchi’, e questa (per mio merito solo temporanea) condizione, in un’eta’ che dovrebbe essere caratterizzata dalla spensieratezza e dalla leggerezza d’animo, mi e’ costata non poca sofferenza...e la cosa grave e triste e’ che a me non me ne fregava assolutamente nulla, anzi...almeno fino a quel fatidico giorno, quando, durante uno dei tradizionali convivi familiari che una Domenica si e l’altra pure prendevano luogo in casa Nonno Cirocco (con tanto di cicatielli fatti a mano uno a uno, roast-beef con piselli e funghi trifolati, pollo ‘mbuttunato che la roba gialla non mi piace, pavesini intrisi nel vino annacquato, zie che cercano di smerciare il cibo sempre troppo abbondante anche e soprattutto contro la tua volonta’ che una volta o due ti opponi, poi non e’ che ti puoi appiccicare, burso’ di edera, scarpe vecchie e nuove al contempo, canestri di fichi scagliati con violenza nella vigna, munnezzari pronti ad accogliere gli scarti e i rimasugli di una settimana per trasformarli in fertile humus, altalena che “facciamo a turno e non facciamo ammuina senno’ sient a nonno Cirocco”, rottamaglia da curiosare di nascosto, casa di Pulletta alle spalle che non si e’ mai capito se lo potevamo vedere o no, portone principale perennemente chiuso che tanto entriamo dalla cucina, vivi’ con le rotelle sbilenche, cugine scutuliate senza motivo evidente, zii che partono che si e’ fatto tardi...), accadde che i miei due cugini piu’ famigerati, l’uno caratterizzato da un senso dell’umorismo arrogantello e ignorante quanto basta, l’altro decisamente piu’ bonario e sottile ma surclassato dalla chiassosa grossolanita’ del primo, ebbero a a paragonare le mie fattezze a quelle di un rospo...similitudine peraltro poco azzeccata, perche’ per quanto io fossi abbondante nelle forme, restavo comunque un paffuto pargolo piacevole alla vista...non certo un rospo, che e’ si corpulento, ma la cui caratteristica principale e’ quella di essere duro di pelle (come potevo esserlo io? Ero grasso si, ma di un tessuto adiposo giovane e non certo cellulitico) e disgustoso alla vista. Nell’idioma dialettale sannita, si suole chiamare il rospo con l’appellativo di “Uotto”, e da qual giorno in poi quello fu il mio soprannome. Lentamente poi la parola si trasformo’, fino ad assumere una strana sonorita’ ingleseggiante...”Uozz”...non sono sicuro dello spelling...wozz? whozz? what’s?...non lo seppi mai e non credo lo sapessero i perfidi creatori dello stesso...ma suonava “uozz”. I maligni cugini ne abusarono talmente che coinvolsero anche il mio povero quasi canuto-ricciolo-fratello Fluffy Brother, che benche’ incolpevole di obesita’, era caratterizzato da un tronco esile impiantato su due cosce ben piazzate; questo gli basto’ a meritarsi l’appellativo di “Uizz”, la versione piu’ magra di Uozz...la contrapposizione simbolica della “O”, rotonda e corpulenta alla “I” esile impiantata tra la U e le due Zeta.
Per fortuna tutto questo resto’ confinato nell’ambito familiare e non dilago’ mai fra amici e conoscenti, che continuavano a vedermi come quel simpatico rampollo in sovrappeso quale io ero...pero’ immaginate il tormento di vivere nella paura che, un giorno o l’altro, uno dei cugini avrebbe potuto usarmi quell’appellativo in presenza di persone esterne, causandone il dilagare nella stretta ma piacevole trama sociale in cui mi trovavo a vivere a quel tempo...una spada di Damocle, praticamente. Gli aguzzini, non contenti, durante uno dei soliti convivii domenicali, presero a descrivermi come soprannomi guadagnati durante l’infanzia o l’adolescenza possono restarti attaccati addosso come alle cianguette per tutta la vita, tanto da trasformarsi da soprannome a seconda identita’...la tortura allora divento’ piu’ atroce, perche’ nonostante provassi a non dare peso alle loro parole, la realta’ paesana mi forniva prove della veridicita’ delle loro affermazioni:
Nicola “U Turbo”, poi semplificatasi nella piu’ snella dicitura “Nicola Turbo”: la sua proverbiale velocita’ nello scatto di corsa era famosa in tutto il campionato di prima categoria. Nulla di cui vergognarsi, anzi.
Vito e Dino “Bidone”: non siamo sicuri dell’origine, sappiamo solo che tale soprannome caratterizzava la loro famiglia da almeno cinque generazioni. Voci ufficiose collegavano tale dicitura alla loro proverbiale capacita’nell’escogitare fregature ai danni del prossimo. Tale attitudine, comunque, in taluni ambienti puo’ addirittura rappresentare un pregio.
Gino “a Zuzzosa”: il nome dice tutto da solo, anche se devo dire che, di questa ignominia non ho mai trovato, personalmente, riscontro reale. Successivamente, infatti, ci fu un tentativo di cambiare il soprannome e di sostituirlo con Gino “Bertone”, a causa di una Uno “Bertone” Bianca che il malcapitato guidava con particolare orgoglio e veemenza. Il tentativo tuttavia risulto’ fallace.
Antonio “u’ picc”: non ci sono state tramandate notizie sull’origine di tale appellativo, ne’ purtoppo sul suo significato.
Antonio “Uh”: appellativo tanto ermetico quanto misterioso nell’origine e nel significato.
Michele “U Licantropo”: caratteristica figura nata e cresciuta nella parte vecchia del paese, si distingue per la bassa statura, la totale assenza del collo e una particolare attitudine ad ululare durante le notti di luna piena.
Biagio (riportato talora come Biasio) “Tinessa e/o Marozzi”: personaggio di ignota ed inipotizzabile eta’, si caratterizza per la particolare angolatura perennemente presente tra la sua testa e il collo, tipo cane quando si incuriosice per qualcosa. Si guadagno’ tale appellativo per la sua abitudine di praticare a piedi la tratta Sopraponte-Luiggiubbar (vedi sotto) almeno quattro volte al giorno. Da precisare che la distanza, anche praticando la scorciatoia da dietro alla Fontanella, era considerevole. Nella maggior parte dei casi lo faceva fumando.
“Luiggi-U-Barr”: uomo il cui esercizio commerciale (Bar Zotti) fu lentamente inglobato a divenire parte integrante prima del suo nome, poi della sua identita’: alcuni antropologi ipotizzarono a suo tempo la imminente fusione dell’uomo con l’oggetto, tanto da generare un essere antropomorfo meta’ uomo-meta’ bar.
Giovanni “a Scrofa”: non bastava, secondo i perfidi creatori del soprannome, infangare il malcapitato con un semplice appellativo suino: bisognava dargli il colpo di grazia con l’ignominia dell’omosessualita’.
Ciccio “U Mellunar”, riportato da alcuni anche come Ciccio “U Matalunese”: personaggio dalla stazza considerevole e dal perenne fiato da Nazionali senza Filtro, vendeva meloni ad acqua che trasportava da Maddaloni al paese con la sua Ape Piaggio Verde. Un aneddoto racconta che un tale intellettuale del paese una volta si rivolse a lui chiedendogli di porgli un’anguria e il suddetto, prima spaesato, rispose poi con un sonoro e seccato “Prufesso’ ‘i venn’ e mellun’!!!”
Mauro “Gni’-Gnu’-A’’”: si guadagno’ l’appellativo salendo su un albero e mimando il verso di un immaginario animale che appunto suonava come gni’-gnu’-a’.
Enzo “Cap d’Auciell”: uomo dalla struttura cefalica minuta e dal naso modellato a mo’ di rostro d’aquila.
Salvatore “’U Ui’-si’sent”: uno dei personaggi piu’ interessanti. Quest’uomo, per dare enfasi alle sue dissertazioni, usava unire le sue frasi mediante tale intercalare, onde incitare l’ascoltatore a prestare maggiore attenzione alle sue argomentazioni. Inutile dire che i suoi figli, pur non avvezzi a tale pratica, si ritrovano tuttora quell’appellativo addosso.
Nino “Tata’ ’”: di origine e significato sconosciuti. Nessuna ipotesi al riguardo.
Enzo “u Raggiunier”: questo personaggio, che in realta’ frequentava L’Istituto Tecnico per Geometri, si guadagno’ tale appellativo per la sua impressionante somiglianza con il Ragionier Filini, personaggio minore della celebre saga fantozziana.
Emanuele “U prufessor”, solo perche’ portava gli occhiali fin da bambino.
Giovanni “U Libbanes”: figlio di Oreste, pizzaiolo e ristoratore particolarmente in vista nel paese. Nessuno conosce ne’ l’origine ne’ il significato di tale nomea.
Giovanni “Al Pacino”, poi contrattosi a Giovanni “Alpa”, anche riportato come “Giuann U Ruman”, per le sue origini capitaline. Il giovane usava vestire in giacca e sciarpa di seta, portare Ray-Ban scuri anche di sera, fumare sigarette con fare spocchioso atteggiandosi a Boss di Cosa Nostra, oltre a mostrare particolare insofferenza verso le regole della Cosa Pubblica. Studiosi ritengono che in realta’ il creatore del soprannome intendesse Al Capone, ma che poi si fosse confuso nel momento cruciale con Al Pacino (complice il memorabile ruolo che quest’ultimo interpeto’ nalla rappresentazione cinematografica della saga romanzata di Mario Puzo)
Antonio “U Pullidr” riportato da alcuni come Antonio “Tacco d’oro”. Soprannome di famiglia il primo, se ne ignorano l’origine e il significato. In quanto al secondo, il nostro lo deve alla sua attitudine (nel ruolo calcistico di terzino sinistro) a difendere la palla con colpi di tacco, anche in situazioni critiche che lo vedevano come ultimo uomo della difesa.
Gino “U Fiet”, di origine Benventana, dove con tale nome si usa appellare persone di malaffare.
Michele “Cenerentola”: personaggio proveniente dal paese rivale, usava terrorizzare con la sua barbarica attitudine la nostra tifoseria durante gli accesissimi derby. Alcune leggende lo vogliono usare fare ingresso nella messa domenicale ruttando vistosamente e appellando la folla di fedeli col termine “Puorci”. Tuttavia, si ignorano l’origine e il significato di tale nomignolo.
‘Ntonio “U Texan”: personaggio simile a Cenerentola, solo molto piu’ manesco e violento. Deve il nome alla sua particolare predilezione per calzature in stile Camperos.
Salvatore Fusco “U Piscitiello”: personaggio naive e dal fare bullesco, usava rivolgersi ai propri interlocutori chiamandoli Piscitielli, onde sottolinearne l’insignificanza quando confrontati alla sua persona
Senza contare che l’esempio piu’ vicino lo tovavo proprio li’, di fronte a me: il fratello maggiore del cugino bonario era soprannominato “Giovanni U Turc” per la sua attitudine al tabagismo senza freni. Ebbene, il povero cugino Massimo, sebbene avesse i polmoni lindi come un neonato, si era ritrovato addosso lo stesso nome per proprieta’ transitiva.
Insomma, avevo tutte le ragioni per immagiarmi adulto, obeso e canzonato per tutto il resto della mia vita. E allora feci piglio al carattere e mi misi in testa che era ora di smetterla, di dimagrire una volta per tutte...e cosi’ feci, in una sola estate, scrollandomi di dosso con fare baldanzoso un futuro di sberleffi. Cari cugini, vi e’ andata male, ho vinto io, dovete darmene atto: non sono biondo, non ho gli occhi celesti e nessuna pricipessa mi ha mai baciato per salvarmi...ma il rospo si e’ tramutato in Principe!!!
giovedì 19 luglio 2007
martedì 17 luglio 2007

Lui e’ li, una linea bianca verticale su uno sfondo nero che si mescola al buio del resto... al centro, ma non proprio…una posizione intermedia ma asimmetrica, imperfetta, tra gli altri che aspettano ansiosi l’ennesimo momento di eterna poesia che Lui sta per donarci, gratuitamente, come ama fare da sempre...
Alla sua sinistra un uomo abbraccia dolcemente una donna di spalle, dalle forme rinascimentali, generose, mediterranee...i suoi capelli sono corde tese...quattro... spesse, che le si arricciano, due sulla nuca e due piu' in alto, in altrettanti toupe’ scolpiti come una spirale...perfetti...il suo corpo di legno scuro, con due f simmetriche a sottolineare il suo essere femmina, vibra di un suono profondo, ovattato, legnoso...rotondo come immaginiamo i suoi seni, rivolti al buio delle quinte...
A sinistra una sagoma bianca, che gioca con due bastoncini, sfrangiati alle estremita', su qualcosa che non ci e’ dato vedere...ma che ci e’ concesso ascoltare...un fruscio, ritmico, delicato, con un suono metallico che ne scandisce regolarmente la quadratura...e danza, delicato, etereo...
All’ estrema destra un’ altra sagoma, piu’ scura, piegata in avanti quasi a guardarsi i piedi...tra i suoi occhi e i suoi piedi si staglia una figura squadrata, indefinita anch’essa, difficile dire cosa sia...a giudicare dalla lunga coda sembrerebbe un grosso animale...e’ bianco ma e’ anche nero...e’ piano ma e’ anche forte...direi proprio che e’ un animale se non fosse per quel suono mai sentito prima...gioca sulla dominante, la colora, la sposta, la ignora e poi la riprende... e proprio quando sembrava ormai irrimediabilmente andata, eccola che torna e cade su quel suono minore, triste e romantico, sospeso tra settima naturale e dominante...
Le luci calano, tranne che su di Lui...primo piano americano....e’ vestito di nero, tranne la cravatta...bianca, un po’ sdrucita e con un nodo vecchio di anni, almeno quanto il vestito che indossa...e’ seduto, gli occhi ridotti a due fessure per l' ispirazione del momento che gli pervade l’animo, insieme a qualcos’ altro che gli scorre nelle vene, forse...il viso rugoso sembra scolpito nella roccia, una corteccia impietosa a coprire l’insospettabile bellezza di un tempo...i capelli, umidi e pettinati sui lati, si ribellano sulla testa e cadono a coprire parzialmente i tre solchi che gli segnano la fronte, orizzontalmente...sulle gambe tiene lei, stretta con due mani...brilla, nonostante l'opacita' causata dal tempo...la stringe come se fosse l’unica cosa a lui rimasta...la bocca, rientrata all’ indietro quasi a farlo sembrare edentulo, si apre e inizia la magia...
La voce esce da ogni ruga, da ogni poro, pulita, netta ...non e’ una voce, ma un vestito di seta che ti avvolge, caldo, soffice...e’ un colore indefinito che pervade l’aria...e’ un alone che non scompare, un’ aura che resta dopo ogni nota...gli occhi restano chiusi e ascoltandolo ti convinci che lui ,Valentina, dovesse conoscerla per davvero...magari non quella della canzone, ma una sua...chi non ce’ l’ha...
Canta un solo chorus... chiude con una nota tenuta che, dopo pochi secondi e se chiudi gli occhi, non ti sembra nemmeno piu’ una voce...e’ il suo modo per comunicarci che sta passando all’altra sua voce, quella che tiene stretta sulle gambe...
La bacia, unico amore della sua vita, e diventano tuttuno...carne, ottone consumato e fiato...la bocca si gonfia anteriormente, come una vela in mare ingravidata dal vento...e in quel chorus ci sono tutte le note di una vita...le suona tutte insieme, tutte in una volta, come se fosse l’ultima...forse lo sapevi che era l’ultima, Chet....
Alla sua sinistra un uomo abbraccia dolcemente una donna di spalle, dalle forme rinascimentali, generose, mediterranee...i suoi capelli sono corde tese...quattro... spesse, che le si arricciano, due sulla nuca e due piu' in alto, in altrettanti toupe’ scolpiti come una spirale...perfetti...il suo corpo di legno scuro, con due f simmetriche a sottolineare il suo essere femmina, vibra di un suono profondo, ovattato, legnoso...rotondo come immaginiamo i suoi seni, rivolti al buio delle quinte...
A sinistra una sagoma bianca, che gioca con due bastoncini, sfrangiati alle estremita', su qualcosa che non ci e’ dato vedere...ma che ci e’ concesso ascoltare...un fruscio, ritmico, delicato, con un suono metallico che ne scandisce regolarmente la quadratura...e danza, delicato, etereo...
All’ estrema destra un’ altra sagoma, piu’ scura, piegata in avanti quasi a guardarsi i piedi...tra i suoi occhi e i suoi piedi si staglia una figura squadrata, indefinita anch’essa, difficile dire cosa sia...a giudicare dalla lunga coda sembrerebbe un grosso animale...e’ bianco ma e’ anche nero...e’ piano ma e’ anche forte...direi proprio che e’ un animale se non fosse per quel suono mai sentito prima...gioca sulla dominante, la colora, la sposta, la ignora e poi la riprende... e proprio quando sembrava ormai irrimediabilmente andata, eccola che torna e cade su quel suono minore, triste e romantico, sospeso tra settima naturale e dominante...
Le luci calano, tranne che su di Lui...primo piano americano....e’ vestito di nero, tranne la cravatta...bianca, un po’ sdrucita e con un nodo vecchio di anni, almeno quanto il vestito che indossa...e’ seduto, gli occhi ridotti a due fessure per l' ispirazione del momento che gli pervade l’animo, insieme a qualcos’ altro che gli scorre nelle vene, forse...il viso rugoso sembra scolpito nella roccia, una corteccia impietosa a coprire l’insospettabile bellezza di un tempo...i capelli, umidi e pettinati sui lati, si ribellano sulla testa e cadono a coprire parzialmente i tre solchi che gli segnano la fronte, orizzontalmente...sulle gambe tiene lei, stretta con due mani...brilla, nonostante l'opacita' causata dal tempo...la stringe come se fosse l’unica cosa a lui rimasta...la bocca, rientrata all’ indietro quasi a farlo sembrare edentulo, si apre e inizia la magia...
La voce esce da ogni ruga, da ogni poro, pulita, netta ...non e’ una voce, ma un vestito di seta che ti avvolge, caldo, soffice...e’ un colore indefinito che pervade l’aria...e’ un alone che non scompare, un’ aura che resta dopo ogni nota...gli occhi restano chiusi e ascoltandolo ti convinci che lui ,Valentina, dovesse conoscerla per davvero...magari non quella della canzone, ma una sua...chi non ce’ l’ha...
Canta un solo chorus... chiude con una nota tenuta che, dopo pochi secondi e se chiudi gli occhi, non ti sembra nemmeno piu’ una voce...e’ il suo modo per comunicarci che sta passando all’altra sua voce, quella che tiene stretta sulle gambe...
La bacia, unico amore della sua vita, e diventano tuttuno...carne, ottone consumato e fiato...la bocca si gonfia anteriormente, come una vela in mare ingravidata dal vento...e in quel chorus ci sono tutte le note di una vita...le suona tutte insieme, tutte in una volta, come se fosse l’ultima...forse lo sapevi che era l’ultima, Chet....
sabato 14 luglio 2007
L'illogica allegria

Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino
A volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino.
Lo so
del mondo e anche del resto
lo so
che tutto va in rovina
ma di mattina
quando la gente dorme
col suo normale malumore
mi può bastare un niente
forse un piccolo bagliore
un'aria già vissuta
un paesaggio o che ne so.
E sto bene
Io sto bene come uno quando sogna
non lo so se mi conviene
ma sto bene, che vergogna.
Io sto bene
proprio ora, proprio qui
non è mica colpa mia
se mi capita così.
È come un'illogica allegria
di cui non so il motivo
non so che cosa sia.
È come se improvvisamente
mi fossi preso il diritto
di vivere il presente
Io sto bene...
Questa illogica allegria
proprio ora, proprio qui.
Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino...
(1980 - Gaber, Luporini)
Ci sono cose di una bellezza tale da farmi desiderare esserne l'autore....
Parole, Parole...Parole...

Scrivere quello che avrei in mente ora senza cadere in facile e qualunquistica retorica anti-americana e’ pressocche’ impossibile, per cui mi limitero’ a raccontarvi i miei pensieri di poco fa... Ero al Wal-Mart, in preda a crampi di fame e nel disperato tentativo di trovare qualcosa da mangiare che contenesse meno del 50% di colesterolo (impresa assai ardua qui oltre oceano...poi pero’ bevono la Diet Coke perche’ senno ingrassano...mah...) mi reco al banco carni per acquistare del pollo (in cui riescono comunque a insaccare il 25% di colesterolo...)
“Mmhhh...pollo...che compro? Biologico o normale? Certo il biologico costa tre volte tanto...pero’ e’ piu’ naturale....un momento, c’e qualcosa che non mi torna......quand’e’ che ho iniziato a pensare in questo modo? Cioe’ voglio dire il pollo biologico e’ quello NORMALE, non l’altro, pompato di ormoni e schifezze varie...”
E allora ho cominciato a riflettere sul potere delle parole, di come, sembrando innocue, possono diventare il piu’ micidiale strumento di manipolazione concettuale mai esistito...lo fanno lentamente, subdolamente, ma riescono a capovolgere il mondo...con la parola “biologico” riescono a farti sembrare ovvio pagare di piu’ per un pollo normale...con la parola “alternative” riescono a farti sembrare ovvio che il sole, il vento, l’acqua siano risorse energetiche secondarie, e che il petrolio sia quella primaria...parole, parole...ridiamo peso alle parole, per carita’...pensiamole...amiamole...salviamole...
“Mmhhh...pollo...che compro? Biologico o normale? Certo il biologico costa tre volte tanto...pero’ e’ piu’ naturale....un momento, c’e qualcosa che non mi torna......quand’e’ che ho iniziato a pensare in questo modo? Cioe’ voglio dire il pollo biologico e’ quello NORMALE, non l’altro, pompato di ormoni e schifezze varie...”
E allora ho cominciato a riflettere sul potere delle parole, di come, sembrando innocue, possono diventare il piu’ micidiale strumento di manipolazione concettuale mai esistito...lo fanno lentamente, subdolamente, ma riescono a capovolgere il mondo...con la parola “biologico” riescono a farti sembrare ovvio pagare di piu’ per un pollo normale...con la parola “alternative” riescono a farti sembrare ovvio che il sole, il vento, l’acqua siano risorse energetiche secondarie, e che il petrolio sia quella primaria...parole, parole...ridiamo peso alle parole, per carita’...pensiamole...amiamole...salviamole...
mercoledì 11 luglio 2007
Colpa d' Alfredo...

Una volta esistevano le cose semplici, cioe’ quelle cose che non sono fatte che di esse stesse, che non le puoi scomporre in elementi piu’ semplici ma che semmai ti servono per elaborare elementi piu’ complessi: le prime le chiameremo, per comodita’, elementi primari, mentre tutto quello che ne deriva saranno strutture (o elementi) secondarie/i..
Un concetto semplice ma disarmante nella sua genialita’…tutta la realta’, tutta quella percepibile almeno, la puoi analizzare in termini di strutture “primarie” e secondarie.
Lo impari da bambino giocando con le costruzioni LEGO…un mattoncino…due mattoncini…tre…casetta!!!...yuppieeeeeeeeeeee…
Ora applicate lo stesso principio al concetto di alimento: l’acqua, l’olio, il sale, il pepe, il pomodoro, il peperone, il latte e via dicendo…tutte cose che sostengono dignitosamente la propria identita’ di alimento senza bisogno di altri supporti, ma che, se mescolati con grazia, arte e sublime maestria, danno vita a creazioni che risultano superiori alla semplice somma delle proprie potenzialita’; in poche parole se condisci l’insalata con olio e sale non e’ che senti il sapore dell’olio, del sale e dell’insalata, ma senti un gusto unitario che e’ molto meglio del gusto dell’olio stesso, del sale e dell’ insalata stessa…tuttavia, cio’ non toglie che tu, in quanto individuo dotato di raziocinio e senso pratico, hai la piena consapevolezza che quella sensazione la devi ai tre elementi che si armonizzano e organizzano una danza tribale sulle tue papille gustative.
Ma qui in USA, cari amici, il gioco delle strutture primarie e secondarie non funziona piu’ e cerchero’ di dare a questa mia dura ma a lungo meditata conclusione delle sintetiche quanto efficaci argomentazioni:
Il paradosso della Coca Cola
Primo giorno in America, prima “spesa” al Wal-Mart…acqua, acqua…ma dove la tengono l’acqua? Coca Cola Classic…Diet Coke…Vanilla flavoured Coke…Dr. Pepper…Pepsi….DASANI!!! WOW!!! L’acqua che JD beve in Scrubs….la devo avere!!! Dodici bottiglie da mezzo litro…6 dollari…24 lattine di Coca Cola…2.59 dollari! Ingredienti dell’acqua: acqua. Ingredienti della Coca Cola: acqua, zucchero e coda di lucertola, etc etc…La mia mente torna all’infanzia…LEGO…Il mattone costa piu’ della casetta…sono confuso…
San Diego Buffalo Style
Road trip in Messico; lunch time; Deli in downtown San Diego
Protagonisti : me medesimo (MM), Fluffy Brother (FB) , the Psychologist that looks like he needs a psychologist(PnP), cameriere di colore (BW)
PnP: “io vorrei delle ali di pollo con salsa Buffalo…a proposito, cos’e’ la salsa Buffalo?
BW: “e’ molto buona”
PnP: “ Si ho capito, ma cosa c’e’ dentro? Cioe …vorrei sapere come e’ fatta? Che ingredienti ci sono?”
BW: “…ehm…mumble mumble…mmhhh….Salsa Buffalo!!!”
MM: “ forse e’ convinto che la spremono direttamente dai bufali o che sgorga da una sorgente di alta montagna…”
FB: “mah…io niente ci capisco…”
PnP: “in effetti gli manca il concetto di ingvediente…”
La salsa di Alfredo
Io(MM) e Fluffy Brother (FB) al Wal-Mart nel reparto italian food (raccapricciate se potete). Salsa…salsa…Italian Chicken Pasta…Sicilian pizza….Alfredo Sauce!
FB:”ma perche’ chiamano una salsa Alfredo?”
MM: “non lo so…omaggio a Vasco forse…”
FB: “ma soprattutto…come la fanno?”
MM: “…vediamo….Alfredo Sauce….Ingredienti: Alfredo sauce…ah ecco…ti informano che per fare l’Alfredo sauce usano Alfredo sauce…”
FB: “mah…io niente ci capisco…”
…e questo e’ quanto...a voi le riflessioni.
Un concetto semplice ma disarmante nella sua genialita’…tutta la realta’, tutta quella percepibile almeno, la puoi analizzare in termini di strutture “primarie” e secondarie.
Lo impari da bambino giocando con le costruzioni LEGO…un mattoncino…due mattoncini…tre…casetta!!!...yuppieeeeeeeeeeee…
Ora applicate lo stesso principio al concetto di alimento: l’acqua, l’olio, il sale, il pepe, il pomodoro, il peperone, il latte e via dicendo…tutte cose che sostengono dignitosamente la propria identita’ di alimento senza bisogno di altri supporti, ma che, se mescolati con grazia, arte e sublime maestria, danno vita a creazioni che risultano superiori alla semplice somma delle proprie potenzialita’; in poche parole se condisci l’insalata con olio e sale non e’ che senti il sapore dell’olio, del sale e dell’insalata, ma senti un gusto unitario che e’ molto meglio del gusto dell’olio stesso, del sale e dell’ insalata stessa…tuttavia, cio’ non toglie che tu, in quanto individuo dotato di raziocinio e senso pratico, hai la piena consapevolezza che quella sensazione la devi ai tre elementi che si armonizzano e organizzano una danza tribale sulle tue papille gustative.
Ma qui in USA, cari amici, il gioco delle strutture primarie e secondarie non funziona piu’ e cerchero’ di dare a questa mia dura ma a lungo meditata conclusione delle sintetiche quanto efficaci argomentazioni:
Il paradosso della Coca Cola
Primo giorno in America, prima “spesa” al Wal-Mart…acqua, acqua…ma dove la tengono l’acqua? Coca Cola Classic…Diet Coke…Vanilla flavoured Coke…Dr. Pepper…Pepsi….DASANI!!! WOW!!! L’acqua che JD beve in Scrubs….la devo avere!!! Dodici bottiglie da mezzo litro…6 dollari…24 lattine di Coca Cola…2.59 dollari! Ingredienti dell’acqua: acqua. Ingredienti della Coca Cola: acqua, zucchero e coda di lucertola, etc etc…La mia mente torna all’infanzia…LEGO…Il mattone costa piu’ della casetta…sono confuso…
San Diego Buffalo Style
Road trip in Messico; lunch time; Deli in downtown San Diego
Protagonisti : me medesimo (MM), Fluffy Brother (FB) , the Psychologist that looks like he needs a psychologist(PnP), cameriere di colore (BW)
PnP: “io vorrei delle ali di pollo con salsa Buffalo…a proposito, cos’e’ la salsa Buffalo?
BW: “e’ molto buona”
PnP: “ Si ho capito, ma cosa c’e’ dentro? Cioe …vorrei sapere come e’ fatta? Che ingredienti ci sono?”
BW: “…ehm…mumble mumble…mmhhh….Salsa Buffalo!!!”
MM: “ forse e’ convinto che la spremono direttamente dai bufali o che sgorga da una sorgente di alta montagna…”
FB: “mah…io niente ci capisco…”
PnP: “in effetti gli manca il concetto di ingvediente…”
La salsa di Alfredo
Io(MM) e Fluffy Brother (FB) al Wal-Mart nel reparto italian food (raccapricciate se potete). Salsa…salsa…Italian Chicken Pasta…Sicilian pizza….Alfredo Sauce!
FB:”ma perche’ chiamano una salsa Alfredo?”
MM: “non lo so…omaggio a Vasco forse…”
FB: “ma soprattutto…come la fanno?”
MM: “…vediamo….Alfredo Sauce….Ingredienti: Alfredo sauce…ah ecco…ti informano che per fare l’Alfredo sauce usano Alfredo sauce…”
FB: “mah…io niente ci capisco…”
…e questo e’ quanto...a voi le riflessioni.
martedì 10 luglio 2007
Effetti collaterali...

…che palle….questo pezzo lo odio…vabbe’…one, two,
onetwothreefour….parappappaaaaaaaaaaaaaaa…parappapaaaaaaaaaaaaparappapaaaaaaaaaaaaaa…
parappapaaaaaaaaaaaa…
parappapaaaaaaaaaaaa…
Minkia che suono di merda….ma che sara’ mai?....allora…vediamo….ah ecco…ho troppi treble sull’amplificatore, ecco’ perche I voicings suonano cosi’ duri….tagliare…la’!!! ecco…meglio….mica tanto pero’….mhhhh…..no no, non ci siamo…acciacca sto cazzo di chorus, vedi che viene fuori….no no, troppo Mike Stern…per carita’ un grande, ma talora ho la sensazione che il suo suono non prenda mai la botta giusta (citando un mio amico chitarrista e magnapastaro)…mmhhh…calma e sangue freddo…pompa i bassi….waaaaaaaaaaaahhhh Madonna che casino!!!!! Abbassa abbassa ti guardano tutti!!!!!!
All the Things You are
...aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh ecco cos’era….il delay, troppo lungo e troppo poco feedback…accorcia il tap tempo e aumenta I feedback…risolto….pero’ cazzo adesso mi sembro Pat Metheny con una crisi isterico-tetanica…togli sto delay…ma no non intendevo “togli del tutto “, allunga il tempo e accorcia I feedback!!!….vabbe’ vabbe’ lascia stare, usa il reverbero a molla dell’amp che e’ strepitoso…ok….forse ci siamo….si ma stacca il delay!!!
If you never come to me
…oh sto pezzo mi fonde il cervello…ma che cazzo centra quel re settima maggiore tra mi bemolle settima maggiore e re bemolle settima maggiore? Vabbe’ vabbe’ suona cromatico e ti salvi il culo…si ma sto suono e’ na chiavica stasera…troppa presenza sull’ampli?...mmhh…no non e’ quello….aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh eccoooo!!! La posizione dell’ampli e’ scorretta!!!! Di solito ce l’ho di fianco e stasera e’ dietro di me….lo sposto ora? Pero’ cazzo stiamo suonando aspetta….si ma il suono fa troppo cacare….dopooooo…ora!!!....dopooooooooooo.. ora!!!!!!!!!!!!!!!!!...minchia che casino di fili….e non mi guardate cosi non riesco a suonare se il suono non e’ come dico io…mi sento tanto checca isterica…ecco…spostato….mmhhh…che cazzo e’ sto ronzio????
You speak my language
Aspettate…fatemi rifare tutti I collegamenti….c’e un ronzio che mi caca il cazzo….ecco….porca putt….c’e’ ancora…sara’ mica il whammy wah? Ma non l’ha mai fatto finora…sara’ mica che sei isterico? Ma no ma no…il ronzio c’e’ eccome…un attimo…prima che spostassi l’amp non c’era…no ti prego, dimmi che non lo stai pensando…e invece si…rispostareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!...ok, ronzio scomparso…attacco….
Dovrei spedirlo quest’amp o venderlo e ricomparlo in Italia?... venderlo…ma magari in Italia potrei comprare il Deville…in fondo sono solo 200 eurini in piu’, ma avresti due coni da 12’’ invece che uno…vuoi mettere…poi ha il loop effetti e tu non puoi farne a meno visto tutti i giocattolini che usi…cazzo pero’ pesa il doppio.…ooooops…il mio turno di solo…metto l’overdrive?...ma no ma no…quello dopo….e un blues in Sol, non in Sib, minchione…
A Go Go
…foot switcher…drive…ma che cazzo e’? sembra na mosca impazzita…non e’ che ho rotto na valvola?...controllo…no no, le lucette ci sono tutte…non c’e dinamica, non c’e feeling tonight…ognuno suona a cazzi suoi…o forse sei tu che sei pesante?...boh…e abbassa sto cazzo di volume….
Take Five
…no no non intendeva il brano…”Take Five Minutes Break”…cinque minuti? Sto cazzo almeno quindici, devo capire cosa c’e che non va…
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